sabato 7 febbraio 2004

Che darei, babbino per averti qui. Sono qui in cantina, ma la mia testa è persa altrove. Ai malcapitati enoturisti ho propinato vino e tristezza, senza gioia, senza entusiasmo.Gli ho fatto visitare la cantina, come se li portassi al funerale.Non saresti tanto fiero di me, oggi.


Continuo a rimuginare le parole che mi ha detto ieri sera.Mi sento stanca, sola,svuotata, disillusa,sconfitta. Mi ci sarebbe voluto un tuo sorriso, una battuta, una carezza sulla testa.Me la sono cercata, è vero, ma non mi avresti giudicato per questo.


Avresti cercato di distrarmi raccontandomi di te,di quando, da bambino, ti mandarono "per garzone". Una bocca in mano da sfamare. Cera la guerra, il nonno prigioniero. Le tue piccole mani che afferravano patate bollite, una dietro laltra, tanta era la fame, tanta la paura tra gente che non conoscevi.E ti accucciavi nel cantone del camino e nel sonno correvi a casa tua.


Vorrei che corressi qui da me, ora, babbo. Mi basterebbe guardarti per stare meglio, per andare avanti. Passerà, passerà, passerà anche questo momento. Il tempo, dicevi sempre, guarisce tutti i mali.


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